Articolo dello scrittore e insegnante Giampiero Marano tratto da “L’interiorità sovrana” edito da Phasar 2021
Negli anni Novanta l’Occidente approfitta della rottura degli equilibri internazionali seguita alla débâcle sovietica per bandire una nuova Crociata in Medio Oriente: una guerra spietata dalla quale l’Italia avrebbe dovuto rimanere fuori a ogni costo. Come sempre avviene, alla guerra si accompagna una campagna propagandistica di demonizzazione del nemico, nella quale si distinguono per virulenza e fanatismo i neocon americani: l’arrogante senso di superiorità da cui l’uomo occidentale è minato lo induce a credere di conoscere e comprendere a priori ogni aspetto della civiltà araba e islamica nella quale egli vede immancabilmente, come ha spiegato Edward Said, un blocco monolitico, sempre identico a se stesso, dunque retrogrado, barbaro, impermeabile alla storia e ai contatti con culture diverse.
Quando si tratta dell’islam, insomma, nessuno si sente autorizzato a un minimo di prudenza e di rigore “filologico”: un errore che la storia perdonerà forse ad altri popoli europei ma non all’Italia. La Penisola può fare a meno dell’Unione Europea ma non può rinunciare al Mediterraneo, al quale deve probabilmente il suo stesso nome (come suggerisce l’ipotesi avanzata da Giovanni Semerano), Atalu, “terra del tramonto” nella lingua semitica parlata da ignoti navigatori medio-orientali del III millennio a. C. Oggi gli uomini del Mediterraneo ingrossano le file dei dannati della terra, oppressi dal capitalismo finanziario, la cui violenza attenta alla cultura di popolazioni che si conoscono, si incontrano e – fecondamente – si scontrano da millenni. Genti che nelle varianti di un unico idioma fondamentale esprimono l’identica gioia di vivere fuori dai dettami del profitto e
dell’utile onorando un modello di saggezza antica ma lungimirante, del cui apporto tutti i nord del mondo hanno oggi una necessità disperata.
Nei porti e nelle piazze del Mediterraneo i princìpi del più sano relativismo culturale e della tolleranza sono stati inventati e messi in pratica secoli prima che li formulassero gli illuministi. Le civiltà mediterranee hanno plasmato uno spazio comune dal volto inconfondibile, che non ha pari in nessun’altra macroregione del globo per concentrazione di opere d’arte. Questo spazio ha radici molto solide e più profonde delle ovvie differenze
sociali, economiche, religiose.
Il piacere della convivialità, dell’otium contemplativo e della bellezza, la ricerca dell’equilibrio fra gli estremi, che confligge frontalmente con l’inclinazione ‘oceanica’ per l’informe e per la violazione di ogni limite nel nome del progresso, sono doni elargiti nella stessa misura a Napoli come a Tunisi o ad Atene. In tutto questo giocano un ruolo determinante la spiritualità e la metafisica mediterranee, modellate come sono dall’influsso dell’islam e del cristianesimo, religioni che un marxista del valore di Costanzo Preve considerava “mille volte” migliori “del laicismo e dell’ateismo positivistico”.
L’intera storia del Mediterraneo è compendiata nei poemi di Omero. Sotto le mura di Troia lottano due popoli fratelli, con la stessa lingua e con gli stessi dèi: l’Iliade è il racconto di una guerra civile, come tutte le guerre combattute sulle sponde di questo mare. All’etnologia del Mediterraneo nel suo insieme va esteso ciò che Omero dice a proposito di Creta: “vi vivono / molti popoli, un numero enorme: novanta città! / Le lingue sono
mescolate le une alle altre: gli Achei, / gli Eteocretesi generosi, i Cìdoni, / le tre stirpi dei Dori e i Pelasgi gloriosi”.
Queste parole non descrivono soltanto la normalità di un’epoca remota. Esse suonano anche come un auspicio per il futuro, perché nel cerchio del tempo il principio e la fine coincidono. Ma siamo disposti a ripartire dal Sud più dimenticato? Riusciremo, sia pure in un lungo tempo, a realizzare una sintesi di culture equilibrata e in armonia con la tradizione italiana, che non significhi annientamento dei popoli e omologazione globalista?
Giampiero Marano – ” L’interiorità sovrana ” ed. Phasar 2021