Mi hanno assegnato una nuova camera, nell’ala perpendicolare a quella in cui ho passato circa un mese tra dicembre e inizio gennaio. Il mio letto è a ridosso di una finestra che mi permette di avere una vista più ampia e meno monotona di quella che avevo prima. Certo la stanza è veramente piccola, ci si muove con più difficoltà ma lo spirito di adattamento non mi manca. Riesco ad osservare la zona verdeggiante lungo il fiume Sile, quelle case storiche tra gli alberi a un passo dall’acqua, il quartiere di Fiera, luogo elegante e ameno di Treviso. Conosco Oscar, compagno di viaggio, esperto camminatore bellunese, mi racconta delle sue ricerche di reperti e monete della guerra tra le Dolomiti, un viaggiatore locale, affascinato dai miei racconti sui Quaderni Mediterranei e dai viaggi.
Abbiamo parlato molto durante il giorno, però sono molto stanco, la sveglia all’alba e i numerosi spostamenti mi hanno affaticato. Il “Corriere Spagnolo” di Vittorio Bodini, il libro contenente i reportage scritti dal poeta salentino durante il periodo di permanenza in terra iberica, mi tiene compagnia e mi aiuta a viaggiare virtualmente inventando geografie, ad alleggerire il momento e immaginarmi tra le distese immense della pianura in Castilla la Mancha o tra le aspre colline andaluse, consumate da un sole spietato tra ulivi e alberi da frutta. Quel Sud spagnolo che è il Sud d’Italia, il Sud del mondo.
Lì dove ogni cosa è abbandonata al proprio destino, dove la storia non passa a raccontare le imprese di resistenza quotidiana della gente che vive quelle terre, gente che vuol far sentire la propria voce e a stento ci riesce. Lì dove si attende sempre un miracolo che possa cambiare le cose, lì dove non ci sono i vincitori. Sì, vorrei essere lì, a Sud del mondo, tra la gente dimenticata e la loro paura del vuoto, tra il Barocco immortale che si arrampica tra palazzi e chiese e riempie le vite vuote, secche come deserti, lontane come vite meno importanti. È lì che voglio andare, tra le pieghe di quei dialetti consumati come la lama di un aratro, dove sembra che tutto sia fermo, vuoto d’aria. Da lì voglio ripartire, dai luoghi di una provincia che rimane dentro, che scalpita, che si manifesta, chiaro-scuro di umori galleggianti, eterni.
Lorenzo Cittadini
Photo: ©Giovanna Pesce